Statue, monumenti, sculture
IL “GIGANTE” DI BOLOGNA

Piazza Nettuno

Quando il Giambologna, nell’ago-sto del 1563, giunse sotto le Due Torri per realizzare i bronzi della fontana del Nettuno, i lavori andarono avanti a fatica, sia perché il fiammingo aveva altre opere da fare a Firenze, sia perché quotidianamente sorgevano innu-merevoli beghe, anche contrattuali, fra lui, i suoi committenti e i suoi aiutanti e fonditori.

Ci mise tre anni per finire l’opera ed una volta partito da Bologna, non ne fece più ritorno, lasciandovi però un grandissimo capolavoro e incassando un’altrettanto grande compenso: 1.000 scudi, così suddivisi: 300 subito come anticipo; 160 per i putti; 160 per le sirene, 160 per festoni e ornati, 220 per il Nettuno).

Si racconta che uno dei bozzetti del Nettuno proposti al Comune rappresentasse il Dio del mare nella sua piena virulenza sessuale, il che ne determinò l’immediata solenne bocciatura.

Il Giambologna, allora si vendicò realizzando una scultura che riproponeva di fatto il suo progetto originale, anche se in forma non reale, ma prospettica.

Basterà guardare il Nettuno alle spalle, in linea col tridente che tiene stretto con la destra, per verificare quale sia stata la rivincita dello scultore, sempre che la storia sia vera e che non si tratti di una pura casualità prospettica, perchè quello che sembra essere il prorompente organo sessuale del Gigante, altro non è che il polliccione della sua mano sinistra protesa in avanti.

Fatto sta che i bolognesi “i vàn in piàza a vàdder all Zigant ch’àl pèssa” (“vanno in piazza a vedere il Gigante che piscia”) e vedendone la virilità gli hanno subito attribuito “ònn’ambràusa” (una fidanzata), altrettanto sensuale, conturbante e… statuaria: la sirena che campeggia fra le scalinate della Montagnola, a porta Galiera.