SAN DOMENICO |
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E’ l’apoteosi della fede, ma anche di tutta l’arte Bolognese nel suo periodo più fulgido, dal XVI al XVIII secolo. La cappella è dedicata alla Madonna del Rosario per ricordare che fu proprio San Domenico, particolarmente devoto alla Madonna, ad istituire questo rito come massimo atto d’intercessione, tramite la Madre di Gesù, fra l’uomo e Dio. Sotto la cupola che da luminosità al tutto, viene esaltata sia la parte architettonica che quella pittorica che l’adorna in ogni suo spazio. L’insieme altro non è che un piccolo, grande concentrato dell’arte bolognese dei secoli XVII e VVIII e pressoché tutti i grandi dell’epoche hanno contribuito a decorarlo. La conca absidale è di Angelo M. Colonna e di Agostino Mitelli che provvidero anche alle pareti, ridipinte successivamente da Giuseppe Orsoni e Francesco Ramenghi. L’altare è di Floriano Ambrosini e le cantorie laterali di Carlo Francesco Dotti
Sullo sfondo della cappella, l’altare ha come pala un grande tela di Ubaldo Gandolfi, dove la Madonna porge a San Domenico la corona del Rosario. Il quadro è senza dubbio elegante e di prestigio (forse, una della maggiori opere del Pittore settecentesco), ma non riesce a nascondere la stereotipicità della scena, sicuramente legata al periodo in cui fu realizzata. Ma
non è tanto questa grande tela a suscitare l’interesse del visitatore, sia
esso pellegrino in preghiera, che amante dell’arte, bensì quello che si
realizza attorno ad essa, una cornice veramente incredibile costituita da
quindici tavole di circa cinquanta cm. per lato, che sono la summa dei
grandissimi autori Bolognesi del ‘600.
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