SAN FRANCESCO |
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L’ESTERNO: “CHIESA BELLA, NON PERCHÉ RICCA”
L’architetto della Basilica è ignoto, ma non lo è chi diresse i lavori: fu un certo Frate Andrea definito dai documenti dell’epoca come “maestro della Chiesa”. Il principio ispiratore fu semplice: “deve essere bella perché bella e non perché ricca”. La ricchezza infatti è per sua natura contraria al principio francescano, mentre la bellezza (specie spirituale) ne è la vera forza E così si compì il miracolo di questa chiesa, naturale passaggio dal romanica al gotico. Ma essa è tuttavia ricca ed anche il suo sviluppo lo documenta ampiamente, con la sua struttura pressoché ad archi rampanti e con copertura a volte costolonate esapartite, classiche nella tradizione architettonica francese. Il Coro absidale consta di nove lati sostenuti negli spigoli da altrettanti sostegni ad archi rampanti, gli stessi che accompagnano la chiesa anche lateralmente. Due i Campanili,: quello “Piccolo” venne innalzato nel 1260 ed è di una semplicità che definire francescana è poco. Quello Grande (opera di Antonio di Vincenzo del 1297-1404) è invece ricchissimo di ornati ed elaboratissimo. Si affacciano sul retro della chiesa, dando sia sulla grande piazza Malpighi, che sui due chiostri che il complesso conventuale racchiude. Altro elemento suggestivo è il portico / voltone / logge che permette l’accesso in chiesa dalla piazza. Fu così voluto dal Rubbiani che alla fine dell’’800 lo realizzò su reperti e documentazioni storiche.
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L’INTERNO: IL “GOTICO ARRIVA A BOLOGNA
Pur nella linea classica del gotico francese, la struttura delle tre navate interne della chiesa ha caratteristiche del tutto singolari. La navata centrale è infatti molto slanciata, il transetto contenuto, le pareti sono molto consistenti ed i pilastri di sostegno risultano variati nelle forme. Le vetrate sono dell’ ‘800, così come l’occhio centrale. Molto belle, agili e architettonicamente preziose le delle nervature delle navate laterali, del presbiterio e delle cappelle, due delle quali decisamente raffinatissime.
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