SAN MARTINO MAGGIORE
STRUTTURE E ARCHITETTURE
Una piazza-sagrato, una colonna e tanta eleganza fuori e dentro

 

ESTERNO: UNA LINEA MOLTO DELICATO


Navata sinistra


Prospettiva della Facciata

Il Gotica che caratterizza molte delle massime basiliche bolognesi, San Petronio, San Francesco e San Giovanni in Monte, si rispecchia più contenuta, ma ugualmente splendida, anche in San Martino e nelle sue tre delicate navata


Il Campanile

Esternamente la chiesa si erge sottolineando le sue navate, con quattro massicci costoni divisori in cotto, che terminano con sottili pinnacoli in marmo, uniche rifiniture bianca, assieme alle colonnine del portale, che risaltano sulla continuità del rosso mattone.

La colonna

Un legger campanile su retro e la cupola della cappella maggiore di sinistra, sono gli altri elementi “aerei” che completano e ingentiliscono l’insieme architettonico, in definitiva accompagnati dal la lunga colonna votiva dedicata alla Madonna che si erge nell’angolo opposto della facciata.

I portali d’accesso alla basilica sono due ed entrambi notevoli, anche nelle due lunette, dove campeggia ovviamente san Martino, in mosaico e nelle vesti Vescovo, su quello della facciata, in bassorilievo in quello laterale, scolpito dal Manzini nel 153.

 

I due portsli e ed i paerticolati delle lunotte

L’INTERNO: UNA BELLA CHIESA, PER DAVVERO


Le tre navate

Lo stile gotico descritto per l’esterno, si rispecchia anche all’interno delle tre navate. Non l’ampiezza e l’altezza di un San Petronio o di un San Giovanni in monte, ma risultano comunque elegantissime, quasi si trattasse di una una specie di miniaturizzazione delle altre imponenti chiese.


La sagrestia

Il trecento sembra imperare, e fra le tante cose che lo ricordano e lo rappresentano, c’è la sacrestia, forse il locale più antico della basilica ad aver mantenuto la sua sostanziale ed epocale integrità.

E’ opera del comasco Giovanni da Brensa (che fu all’epoca architetto del comune), il cui  stile architettonico sembra qui rompere decisamente con il gotico imperante, per esprimersi in un primo rinascimento agile e luminoso.

Le cappelle e gli altri elementi e spazi decorativi intrni si allontanano ovviamente e sempre più dal gotico, per uniformarsi agli stili imperanti nei secoli successivi.


La Cappella della Madonna
opera di Alfonso Torreggani


Cappella del Sacro Cuore,
opera di Mauro Tesi


L’Organo cinquecentesco,
opera di Giovanni Cipri


Ambone ligneo; opera
settecentesca diel
Casalgrande

 


Rosone di San Rocco
(Il Francia)


L’intarsio in marmo
del paleotto dell’Altar Maggiore


Rosone di S. Simone
(Rodolfo Fanfani)