SAN PROCOLO
(Il Polo universitario del Medievo)

1536

Via D’Azeglio 52

 

La navata addobbata per il Decennale

 


La lapide di Procolo

La chiesa prende il nome e sorge nel luogo ove, secondo la tradizione, venne sepolto San. Procolo, uno dei protomartiri bolognesi.

Ma la sua fame in città e, a suo tempo, nel mondo, è dovuta al fatto che nel suo ambito era localizzata nel XII secolo, lo Studio del diritto, dove insegnavano i grandi glossatori bolognesi (giuristi), fra cui Ugo e Martino, allievi di Irnerio, che divulgarono la scienza del diritto in tutt’Europa (l’evento è ricordata da una recente lapide posta sulla facciata

Un’altra lapide, anch’essa riferita al mondo degli Studenti, ma risalente addirittura a sette, otto secoli fa è quella su cui è inciso uno strano enigma, ancora insoluto, che gioca sulla parola Procul, nei suoi vari significati: nome proprio di persona, San Procolo, la Chiesa di San Procolo, e “lontano” in latino.


Portale


Il rosone di Facciata

La chiesa com’è ora dal punto di vista architettonico, è opera dei due massimi architetti bolognesi del ‘500, il Formiggine e il Terribilia. Più recenti, invece, le belle terracotte d’ornamento al portale e al rosone centrale, poste in opera all’inizio dell’800

All’interno ben poco da citare se escludono alcune opere del Cesi, fra cui un buon san benedetto, ed Ercole Graziani

Molto bella anche un’anonima Beata Vergine delle Grazie, risalente al XIV Secolo.

IL CONVENTO

Il convento

Alcuni scorci del chiostro


Il Portale del Convento


Il campanile

L’importanza della chiesa e del vicino convento, fu legata per secoli anche alla sua attività sociale diretta prima, ad infermi e pellegrini, poi, dal 1494 solo all’assistenza della maternità e dell’infanzia (detta dei Bastardini).

La finalità è proseguita ininterrottamente fino ai giorni nostri (ovviamente trasferita con l’avvento di Napoleone prima e dei Piemontesi poi) al mondo laico e civile.

Solo da poco la “maternità” Bolognese è stata trasferita altrove, mentre il convento sarà destinato ad altro scopo pubblico.

Per questa ragione (e per i presumibili restauri che forse saranno effettuati) il complesso conventuale è da una decina di anni interdetto alle visite, ma a nostro ricordo esso è stato e rimane uno dei più belli di Bologna