SANTO STEFANO
CHIOSTRO E CORTILE
Un’incredibile varietà di colonne, archi e capitelli

 

IL CHIOSTRO


Chiostro superiore

Il chiostro ha struttura romanica ed è composto da due ordini di porticati, una inferiore ed uno superiore che contrastano fortemente l’uno con l’altro, pur nella loro omogeneità d’insieme,

Il chiostro inferiore, quello vero e proprio, ha il portico basso e tozzo, con volte talora massicce in murature e colonne per lo più in crudo mattone (tranne alcune che sono in marmo), talvolta a doppio sostegno o, in alcuni casi quadruplo con piloncini passi ed agili.

Il chiostro superiore è invece una loggia leggera, soffusa di luci e ombre, con doppie colonnette agili, leggere ed elegantissime.

Alcuni angoli suggestivi del chiostro

 

Alcuni capitelli antropomorfi che ornano la loggia superiore del chiostro, sembrano aver ispirato Dante in alcune descrizioni della sua “Commedia” e, in particolare per descrivere i personaggi che incontra nel suo viaggio ultraterreno.

Forse è una delle tante leggende che si narrano sull’Alighieri, ma almeno guardando il capitello sotto riportato e leggendo i versi ch’ebbe a scrivere l’attinenza non solo è pertinente, ma certamente possibilissima.

Come per sostener solaio o tetto,

per mensole tal volta una figura
si vede giunger le ginocchia al petto….

(Purgatorio X, 130.)

IL CORTILE DI PILATO


Il cortile di Pilato, con visto sul Santo Sepolcro


Il catino di Pilato

Il cortile è un rettangolo delimitato dalle contrapposte Chiese del Santo Sepolcro e della Trinità unite da due porticati in stile romanico lombardo a colonne cruciformi. Anche qui vari tipi di colonne portanti, capitello in macigno (ma senza forme particolari, seppure interessanti) e mattonato ovunque.

Al centro el chiostro, è posta una grande e misteriosa conca di macigno che la tradizione vuole essere il catino dove Pilato si “lavò le mani”, dopo che il popolo ebreo ebbe condannato a morte Gesù.

In realtà è d’epoca ben posteriore, avendo, sul suo orlo un’ iscrizione longobarda che nomina il re Liutprando, il nipote Ildebrando ed il Vescovo di Bologna Barbato.

Comunque sia è noto come “catino di Pilato”, che dà anche il nome al chiostro.

Difficile poi capire quale fosse l’uso di questo strano e straordinario oggetto: forse un raccoglitore di elemosine o, più presumibilmente,  una fonte battesimale.


Il cortile, fronte Chiesa del Crocefisso


Un’arco laterale


Un angolo del cortile