Come i miei grandi concittadini Vitale da Bologna, pittore del XIV secolo e Ottorino Respighi, musicista del secolo scorso, anch’io ho voluto realizzare un “trittico”, ovvero una specie di summa costituita da tre opere autonome ma compenetrabili in una unica (o da un’unica opera dipartibile in tre distinte… fate voi!).

Il trittico di Vitale da Bologna
Conservato al Louvre

 


Il trittico di Respighi  diretto da
Lorin Maazel in un recente CD

Il trittico di Vitale è al Louvre ed è una straordinaria “Crocifissione” sovrastata e attorniata da scene della vita di Maria.

Respinghi ha due trittici famosissimi: uno è quello detto “Botticelliano”, in cui si sviluppano in musica i tre più famosi dipinti di Botticelli: La Primavera, l’Adorazione dei Magi e La Nascita di Venere; il secondo è rappresentato dalle tre opere sinfoniche che compose a Roma e per Roma, “I Pini di Roma”, “Le Fontane di Roma” e le “Feste romane”.

Il mio trittico, invece, ben più modesto, è di tipo letterario ed è costituito dai due precedente romanzi gialli, “Il Mistero della Pietra” e “Sfida a Tarocchi” a cui si aggiunge adesso questo “Tesoro dei Pepoli”.

Chiaro che l’accostamento megalomane che ho fatto fra me e due grandi bolognesi del passato è semplicemente un’autoironia, ma in realtà questo mio nuovo romanzo, è davvero quello conclusivo di un trittico di storie iniziato sei anni fa, nel quale ho voluto utilizzare la mia città come elemento essenziale, se non addirittura come insostituibile personaggio delle vicende narrate.

Tre libri

Io non so se chi ha ora in mano questo nuovo giallo lo ha fatto perché ha ritenuto meritevoli le vicende raccontate nei primi due, ma se così non fosse, allora vorrebbe dire che ha fatto centro il meccanismo narrativo che li ha caratterizzati, quello, come detto, di raccontare sopratutto la mia città ed i suoi aspetti meno noti o se vogliamo, più curiosi, per non dire bizzarri.

Oddio, forse, come autore preferirei che ad avvincere e convincere il mio lettore fossero più le vicende raccontate che l’ambiente descritto, ma mi va benissimo anche se i valori sono invertiti, perché vorrebbe dire che grazie a questi libri, si sviluppa anche la conoscenza e l’amore per Bologna, il che non guasta affatto, anzi!

Sandro Samoggia

 

        

 

                     

 

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